Una nuova produzione di Archetipo, Diesis Teatrango e Versilia Danza, con Piero Cherici, Andrea Dionisi, Riccardo Massai e Angela Torriani Evangelisti.
Partendo dalla storia scritta di Abramo, una rielaborazione spesso silenziosa, a volte dura, il racconto struggente del rapporto tra uomo e Dio, tra genitori e figli, tra paternità e maternità, tra fede e disincanto.
L’ evocazione è il tratto distintivo di uno spettacolo che ci incatena alla incomprensione, alla remissione, alla vita.
Uccidere il proprio figlio per farne omaggio a dio, o per quale astruso incomprensibile desiderio di dio? Quale figlio? Quale dio?
Nella evocazione, ribellione materna, accettazione ostile paterna, e forse un figlio che muore, un sacrificio non dovuto. L’ ultimo figlio, quello più debole, quello senza nome o benedizione, senza una sacra scrittura a ricordarlo, mandato a morire per un dio distante e violento. O per dio o per la patria, quel figlio ci interroga sempre, dolorosamente, sul vincolo di amore e sulla legge naturale dell’affetto che spesso qualcuno più alto e potente ci obbliga ad abbandonare a un destino senza speranze.
progetto drammaturgo e scenico, interpretazione Piero Cherici, Andrea Dionisi, Riccardo Massai, Angela Torriani Evangelisti
disegno luci Andreas Froeba produzione Archètipo, Diesis Teatrango, Versiliadanza
PRIMA NAZIONALE
L’interesse per la narrazione biblica sulla figura di Isacco, sull’episodio della sua legatura e conseguente sacrificio ordinato da Dio stesso e poi fermato dalla mano di un angelo, nascono da una ricerca che da alcuni anni viene svolta dalle tre compagnie riunite per questo nuovo progetto. Gli innumerevoli significati delle simbologie che contengono le grandi narrazioni bibliche, le ricche interpretazioni linguistiche che nascono dall’attenzione alle parole stesse del testo biblico, di per sé poco più di una ventina di righe, da parte di teologi, poeti, filosofi, tra cui Kierkegaard, ci hanno portato a chiederci:Chi sono oggi e cosa ci raccontano Abramo, Sara e Isacco?Nasce la necessità di un “racconto” teatrale a più vociche interroga la dimensione umana del comando terribile a cui Abramo obbedisce e per il quale si mette in cammino. Un cammino silenzioso, “per fede”, una ulteriore risposta, “eccomi”, all’ennesima chiamata di Dio: “Abramo?”Un cammino che è anche il viaggio degli interpreti sulla scena che fra narrazioni, danza, suoni, sperimentano la dimensione di relazioni umane archetipiche e contemporanee proprio perché passano ancora attraverso i nostri corpi di oggi.
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 9così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. 10Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 12L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». 13Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 15Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Dopo la serata del 05/07/2024 con il Collettivo Clochart, che ha presentato il suo spettacolo facendoci giocare, emozionare, divertire, siamo felici di ospitare altri amici e amiche.
LA BELLA STAGIONE continua, sotto la luna e le stelle, all’anfiteatro di Bucine.
Direttamente dalla zona di Monte di Procida e Bacoli, cariche e carichi di esplosività, giocosità, divertimento, bravura, simpatia, attori e attrici di Archè Teatro ci presentano
TUTTO SHAKESPEARE MINUTO PER MINUTO
Vi consigliamo di non perderlo. Non ve ne pentirete!
Il teatro comunale di Bucine è uno dei teatri che ha l’opportunità di adeguare gli standard di efficientamento energetico; per fare questo a partire dal mese di Gennaio sarà necessario uno stop di un paio di mesi alla consueta programmazione ma non ci fermiamo, ovviamente, e ci impegneremo per offrire al nostro pubblico belle opportunità da condividere che vi comunicheremo nei vari periodi agibili per il teatro.
Intanto per il mese di dicembre due preziose opportunità:
𝗗𝗢𝗠𝗘𝗡𝗜𝗖𝗔 𝟭𝟬 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘, 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟴, presso il 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼 𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗕𝘂𝗰𝗶𝗻𝗲
EtnoMuSa, oltre ad un’orchestra è anche un laboratorio di musica di tradizione popolare, di musica etnica e sociale. Si suona utilizzando qualsiasi strumento, dall’organetto ai tamburi a cornice, dagli strumenti di altre culture internazionali agli strumenti di matrice classica. Si attinge con fedeltà e rispetto ad un patrimonio tramandato oralmente e raccolto da registrazioni sul campo o dalle interpretazioni proposte negli ultimi decenni, e lo rielabora, in un lavoro collettivo, adattandolo al proprio tempo e alla nuova sensibilità e creatività. Una ricerca che parte dalle nostre sonorità per giungere ad altri paesi e culture grazie al prezioso contributo di studenti stranieri.
𝗩𝗘𝗡𝗘𝗥𝗗𝗜 𝟮𝟮 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘, 𝗼𝗿𝗲 𝟮𝟭.𝟭𝟱, presso il 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗕𝘂𝗰𝗶𝗻𝗲
“𝑇𝐴𝑁𝐺𝑂 𝑆𝑈𝐼𝑇𝐸, 𝐷𝑂𝑁𝐴𝑇𝐸𝐿𝐿𝐴 𝐴𝐿𝐴𝑀𝑃𝑅𝐸𝑆𝐸 𝐸𝑁𝑆𝐸𝑀𝐵𝐿𝐸”
Musiche di: Gardel, De mare, Troilo, Balzquez, Piazzolla, Cosentino, Alamprese.
Con la partecipazione di: Oblivion Tango.
Artista dall’importante percorso professionale, Donatella Alamprese è una cantante eclettica che, partendo da una iniziale formazione classica, ha successivamente sviluppato e affinato numerosi generi musicali: dall’Opera al Jazz, dal Pop alla Composizione Sperimentale passando per il Tango.
La stagione riprenderà nel mese di Marzo con tanti appuntamenti imperdibili: Debora Villa, Compagnia Onda Larsen, Caterina Casini, Maddalena Rizzi, Carlina Torta e tanto altro anche per i più piccoli!
La Rete interregionalePortraits on stage è lieta di promuovere per la terza edizione il Bando di residenza Portraits On Stage 2023 per giovani compagnie o artisti under 35, volto al sostegno di progetti artistici inediti di spettacolo dal vivo declinanti il tema dell’arte figurativa.
Ai vincitori – nel numero minimo di tre – verrà offerta la possibilità di sviluppare il proprio progetto attraverso l’assegnazione di una o più residenze artistiche nelle sedi messe a disposizione dai promotori: Laboratori Permanenti (Sansepolcro – AR) – Settimo Cielo (Arsoli – RM), Teatri d’Imbarco (Firenze), Diesis Teatrango (Bucine – AR). Scadenza candidature 20 giugno 2023.
RETE PORTRAITS ON STAGE
La rete interregionale Portraits on Stage nasce dalla messa a confronto delle esperienze di compagnie teatrali e titolari di residenze artistiche che, spesso in collaborazione con Musei, Gallerie d’Arte, Accademie e siti culturali dei territori di riferimento, hanno dato vita a festival, produzioni e progetti culturali che mettono in primo piano il legame esistente tra Arte Drammatica e Arte Visiva. Sentendo la necessità di ampliare i propri orizzonti e di inglobare nella programmazione lavori di giovani realtà dedicati allo stesso tema, la rete promuove azioni di ricerca e di scouting sul territorio nazionale e internazionale.
A questo scopo nasce nel 2021 il Bando Portraits on Stage che intende promuovere e sostenere nuove progettualità attraverso ospitalità in residenza.
Proseguono le Residenze Artistiche, mai come quest’anno incentrate su tematiche impellenti, importanti, di cui il teatro, come voce potente, totale, rivolta a tutt*, si fa portavoce. Il teatro come amplificatore di quello che più “alto” abbiamo tutt* nell’anima (o altrove, se non crediamo all’anima, ma c’è, fosse “solo” empatia e compassione!)
Diesis Teatrango, chiamata da Archè Teatro per il Festival IL TEATRO NON SI RASSEGNA, si è innamorata di questo progetto ed è lieta di ospitare I PESCI https://ipesci.wordpress.com/nel Teatro Comunale di Bucine.
Si presentano così e ci raccontano il loro lavoro:
Siamo un giovane collettivo artistico indipendente che lavora sul territorio nazionale, la nostra base è Napoli e sviluppiamo i nostri lavori in collaborazione con l’Ex-asilo Filangieri, al centro storico di Napoli, un centro sociale occupato che ci offre i suoi spazi per permettere le nostre ricerche artistiche. Questo lavoro vede protagonisti Antonio Stoccuto, autore e regista dell’opera, Fiorenzo Madonna, Damiano Rossi e Emma La Marca, tecnico luci e assistente alla regia. La residenza a Bucine è giunta a seguito di una selezione al festival “Il teatro non si rassegna” presentato da Archè teatro, e alla scelta di ospitare e supportare la creazione da parte di Diesis Teatrango Soc. Coop. La residenza a Bucine figura il nostro ultimo passo nella finalizzazione dell’opera “Muti come pesci”. Per la distribuzione teatrale di questo lavoro e il debutto siamo a lavoro, ma non possiamo ancora dare nessuna informazione certa a riguardo.
“Muti come pesci” è un’opera originale in atto unico. È il secondo capitolo di una trilogia dedicata all’invisibile. Il progetto nasce dalla necessità dell’autore di indagare la zona di realtà invisibile che accompagna gli umani nel passaggio tra la vita e la morte. È uno studio su quanto gli umani possano essere vivi nell’invisibile e morti nel visibile. Il lavoro racconta dell’esperienza finale di vita di un bambino di dodici anni. I personaggi si presentano come pesci per poi giungere alla consapevolezza di ciò che sono. Marmora è in fin di vita ed è solo in mare aperto, dopo che il barcone sul quale viaggiava, partito dalla Libia, è affondato. A seguito della perdita di sensi si figura Armuro come compagno di viaggio, amico immaginario che lo porterà a raggiungere la meta. Nessuno può aiutarlo, l’unica cosa che resta è di accettare l’inevitabile destino della morte e accoglierla. È una vittima del naufragio accaduto nel 2013 al largo del canale di Sicilia. Il barcone partito dalla Libia è rovesciato e in mare galleggiano 268 corpi umani. Nessuno li ha salvati nonostante le loro continue richieste d’aiuto alla capitaneria di porto italiana e a quella maltese. Le due figure iconiche portano con sé ognuna il proprio vissuto, un’esperienza non ripetibile da nessun altro, che si scontra con la fine e si decompone lentamente sino a scomparire; come quando Derrida avverte: “Quando muore una persona, con lei scompare anche tutto un mondo”. Il protagonista viene condotto da Armuro all’elaborazione del lutto personale ed accogliere gli eventi deprecabili della sua vita, lasciando solo al sentire una vera risposta, che regna per sempre sovrana oltre il tempo e lo spazio. L’urgenza di parlare oggi di questa tematica è un bisogno, un dovere, una denuncia che non può esimere nessun umano
Siamo partiti dalla stesura di una prima bozza di drammaturgia, ma praticando anche scrittura di scena il testo è stato ed è ancora in continua evoluzione. La nostra modalità nel fare teatro si fonda sull’azione fisica, sul gesto, sullo studio del corpo; l’azione fa nascere la parola e non viceversa. L’improvvisazione è un importante fucina per dare corpo e fiato alla creazione e quindi con assoluta certezza abbiamo praticato quest’arte. Ci sono state due fasi in cui potremmo dividere lo sviluppo del lavoro, una prima fase è stata presentata al festival dal quale poi è derivata la selezione alla residenza a Bucine, durante la quale il lavoro è stato articolato in una direzione che potrebbe avvicinarsi come immaginario al teatro-danza; e una seconda fase che ha visto l’innesto nel lavoro dei tessuti. L’utilizzo di questo attrezzo ha aperto una nuova ricerca che ha ampliato ciò che prima era stato creato e ci sta accompagnando ad una nuova pratica di messa in scena che tiene in riferimento la drammaturgia che continua ad evolversi ma fonda sull’improvvisazione il motore vivo dell’opera. Ogni lavoro è una creazione unica, e in quanto tale i processi creativi variano sempre, in base al collettivo di riferimento all’opera; considerando che non esiste una modalità migliore di un’altra per creare un’opera, se bisogna dire di un approccio che in genere usiamo forse semplicemente è l’ascolto, quello di se stessi e dei compagni di scena, e se c’è questo ascolto che sia un approccio basato sulla drammaturgia o sull’improvvisazione poco cambia, l’importante è che si senta qualcosa per cui valga la pena bruciare
Il lavoro è un impegno costante, come un qualcosa che inizia e non smette sia durante l’attività che il riposo. Essendo un lavoro molto fisico oltre alle prove c’è una preparazione atletica ed un allenamento continuo. Le prove sono un continuo immergersi in se stessi e nell’altro e un costante concedersi; essere aperti nel mondo. Praticare tutto ciò significa avere un dispendio di forze sia emotivamente che fisicamente e indubbiamente dopo le sessioni di prove la fatica si avverte. Tutti i membri del collettivo artistico sono umani che hanno scelto di fare questo mestiere per un bisogno, una necessità, una vocazione e quindi il fatto stesso di farlo dona forza, ma non solo mi sento di aggiungere dona colori e suoni e forme alla vita stessa. Per ogni lavoro le energie si perdono sempre e si trovano anche, è come la vita, si perde costantemente qualcosa e non c’è nulla da fare, ma accogliere queste costanti perdite, questo lasciare andare, crea lo spazio necessario per riempirsi di altro, di tutto ciò che il lavoro/la vita ci dona e continuare il proprio viaggio
Come non condividere ogni singola parola?
Come non confidare, stanti le premesse, che l’esito finale di questo spettacolo sia “intenso, bello, coinvolgente, emozionante, commovente” come lo studio che abbiamo avuto il privilegio di visionare?
L’argomento è IMPORTANTE, FONDAMENTALE, perché la violenza, che strappa l’anima, la dignità, NOI dobbiamo sconfiggerla, partendo anche da una rappresentazione teatrale, che ci mostra cosa accade nelle vite nascoste di chi subisce la violenza.
Dopo il “teatro diffuso” realizzato in spazi inusuali e in luoghi naturali del nostro territorio, dopo i laboratori e le performance al parco fluviale S. Salvatore,
il teatro riapre le sue porte per una nuova stagione teatrale invernale ricca di parole, musica e divertimento!
In attesa dei dettagli sul programma siamo felici di invitarvi ad una anteprima di apertura, SABATO 19 NOVEMBRE, alle ore 18:00. Incontreremo gli artisti del progetto SINOPIA, vincitore del Bando Portraits on stage 2022. Il teatro diviene ogni anno un luogo di ospitalità di giovani compagnie e artisti per studiare, lavorare, creare spettacoli e performance. Il luogo in cui attori, danzatori, musicisti, provenienti da varie parti d’Italia, lavorano per dare vita, attraverso il rapporto diretto con il territorio e la realtà che li ospita, ad un progetto creativo. Il pubblico attraverso una prova aperta potrà vedere il lavoro svolto dagli artisti durante la residenza e riflettere direttamente con loro sugli sviluppi creativi della loro elaborazione. Ospiti in residenza artistica al Teatro Comunale di Bucine 𝗱𝗮𝗹 𝟭𝟯 𝗮𝗹 𝟭𝟵 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 sono Marco Pergallini e Maria Stella Pitarresi, giovani danzatori e coreografi, Produzione Twain, vincitori del 2° Bando Portraits on stage, con il loro progetto ‘𝗦𝗶𝗻𝗼𝗽𝗶𝗮’. VI ASPETTIAMO SABATO 19 NOVEMBRE alle ore 18:00. 𝗜𝗻𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗴𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗼
“Il nostro intento è quello di rielaborare coreograficamente attraverso la nostra fisicità, la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso e il fatto che si ritrovano catapultati in una nuova terra, in uno spazio ostile e profano, ispirandoci all’opera di Masaccio”.
In collaborazione con Circolo Culturale AURORA di Arezzo
Associazione Culturale Musicanti del Piccolo Borgo / D.I.M.A. DO RE MI International Music Academy
I Viulàn, fondati da Lele Chiodi e unici testimoni della musica dell’Appennino Tosco Emiliano, si sono esibiti nei più importanti Festival di musica etnica, jazz, e classica come il Festival di Edinburgo, FolkEst, “Suoni delle Dolomiti”, accanto ad interpreti come i Kronos Quartet, Tatiana Gridenko, Mario Brunello, Ralph Towner, dimostrando tutta la loro attualità. Con il disco “Luna” hanno ricevuto il Disco d’argento della casa discografica EMI per la ricerca etnomusicologica, sono stati insigniti del Premio “Quartetto Cetra”, accanto alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, sono stati gruppo spalla dei Jethro Tull, ed hanno avuto 4 stelle della critica dal quotidiano di riferimento “The Scotsman” al festival d’Edinburgo. Nel 2005 “I Viulan” hanno ricevuto il secondo premio alla V edizione del Festival Internazionale Sharq Taronalari (“Melodie d’Oriente”), che si tiene a Samarcanda, in Uzbekistan, nella splendida piazza del Registan.
La forza che il Messico esprime, la libertà dei suoi artisti, di vivere in pieno la propria umanità nell’ironia nello splendore e nel dolore – in primo piano Frida Khalo e Tina Modotti – la creatività che sa innalzarsi a grandissima arte senza perdere la sua radice fantastica e popolare, sono i segni fondamentali del dipinto che Caterina Casini realizza evocando per il pubblico memorie e fantasie.
Questo è il racconto di un Messico passionale, generoso, sensuale e drammatico, surreale e inquieto, narrato dopo aver conosciuto i suoi artisti, seguendo il filo costruito dai meravigliosi scatti fotografici realizzati negli anni ‘30 e ‘60 da Henri Cartier Bresson.
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Vi aspettiamo
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